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Valdinievole
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La nostra terra
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In Firenze avemmo case, torri
e fondachi e fummo circondati da ricchezze, onori e privilegi ma la nostra vera
patria fù ed è tutt'oggi questa terra di Valdinievole, ove, senza soluzioni di
continuità, e fino ai giorni nostri, ha fatto da bella cornice alla nostra
storia.
Quali avvenimenti determinassero questo nostro insediamento è difficile
scoprirlo, ma una delle concause furono vicissitudini politiche dovute alla
nostra fede Ghibellina che nell'alternanza di vittorie e di sconfitte ci fece trovare rifugio |

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in questa valle dove per meriti precedentemente acquisiti
avevamo possessi.
In origine essa aveva il nome di Valle Nebulias.Avvolta dalle
nebbie per molti mesi dell'anno, che narrano le cronache dell'epoca, erano cosi
dense " da tagliarsi con il coltello ".
Il suo aspetto era
squallido, con una estesa palude, che in molti casi arrivava a lambire i primi
contrafforti dei monti che gli facevano da corona, nella quale ristagnavano
acque putride e maleodoranti che rendevano precaria l'esistenza alle poche
famiglie costrette a viverci.
Gli insediamenti maggiori e produttivi si avevano sulle colline ed i
monti circostanti sopra i quali troneggiavano Fortilizzi, Castelli e Città
turrite di chiara fama.Fra essi ricordiamo.
Montevettolini, Monte Sommano,
Monte Catino, Buggiano, Uzzano, ed inoltre Serravalle, Maona.
Massa. Verruca. Croci ecc.
Tuttavia i primi cenni
storici su questa terra ci riportano all'Epoca di Carlo Magno, (anno 801), il
quale nel suo viaggio verso Roma, per essere incoronato Re, venne in
Valdinievole e qui fermatosi per qualche tempo, dette ordine di restaurare le
Chiese di Monte Catino, Monte Sommano e Vellano. Nuovamente un fitto velo copre
ogni ricordo per anni ed anni ancora.
Un funesto evento,
invero drammatico e catastrofico ci sveglia da questo lungo torpore.
Narrano le cronache
dell'Epoca che nell'anno del Signore 997 la lebbra, che aveva già infestato gran parte dell'Italia, si abbatté
sulla nostra terra e contagiò cosi grandemente la Valdinievole che solo una
minima parte della popolazione sfuggì alla morte ed anche coloro che
sopravvissero né portarono i segni per tutta la vita. I Castelli si erano fatti
deserti, le Borgate ed i Villaggi abbandonati, la campagna inselvatichita. Tutto
era contaminato.
Dileguatasi la Lebbra e
passata la paura del contagio, la campagna fa ancorpiù abbandonata
la popolazione tese ad accentrarsi sempre più nei Castelli, in modo tale
che sul finire del 12° Secolo Monte Catino, particolarmente, è ricordato come
Castello forte per sito, popolo e ricchezze diventando in questo periodo Comune
indipendente.
Si fregiò del
Gonfalone e così fecero le altre Borgate e Castelli. Esso raffigurava per:
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Monte Catino un
monte con sopra un catino rovesciato
Monte
Sommano un
monte con sopra una mano
Uzzano un
monte con sopra una fiamma
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Nel 1211 venne in
Valdinievole San Francesco ed ivi soggiornò allungo, ospite dell'insigne
famiglia Orlandi di Pescia, e con le Sue prediche semplici, vere e persuasevoli,
dileguò l'eresia.
La Valle fa spesso
teatro di guerre e il popolo partecipò, sotto varie alleanze a molte battaglie.
Il 1260 vide Farinata degli Uberti radunare in Siena un gran numero di Ghibellini. Fiorentini, Lucchesi e quelli di Valdinievole, tutti di
parte Guelfa, radunarono circa 30000
fanti e 1300 cavalli. Lo scontro avvenne sul fiume Arbia, il 4 Settembre di
quell'anno.
Narrano le cronache
dell'epoca che la battaglia fa talmente cruenta che il fiume si colorò tutto di
rosso e tanti furono i caduti che non ci fa famiglia che non ebbe a piangere un
suo congiunto.
La località di
Monteaperto, teatro della battaglia, vide soccombere i Guelfi i quali rifugiatisi nella fortezza, furono nuovamente
attaccati e duramente sconfitti. Per meriti, Farinata degli Uberti fece
distribuire, ai più valorosi, case e terre confiscate agli sconfitti e fù da
quest’episodio che i Del Rosso, di fede Ghibellina, acquisirono possessi in
Valdinievole.
Questa vallata, nei
primi secoli di questo secondo millennio, fa spessissimo scenario di razzie e di
violente battaglie. Di queste, indelebile ricordo, hanno lasciato, lo scontro
cruento che avvenne in Santa Maria in Selva, in quel di Borgo a Buggiano, fra
Castruccio Castracani e Raimondo, il 23 Settembre 1326, in cui un certo Bandino
Dè Rossi, capitano, fa fatto prigioniero dagli uomini di Raimondo, e l'altro,
circa dieci anni dopo, ed esattamente il 5 Settembre 1336, nella battaglia di
Pescia, dove le truppe al comando del Capitano Pietro Dè Rossi riportarono una
strepitosa vittoria. In questa battaglia andò distrutto il Ponte di
Desiderio, sul fiume Pescia, la cui costruzione era stata voluta da Carlo Magno.
(801).
E' doveroso affermare
che sia per Bandino sia per Pietro non siamo certi della loro appartenenza al
nostro Casato anche se all'epoca gli scribani, che al seguito delle truppe
avevano il compito di immortalare gli avvenimenti, avevano molte lacune
ortografiche.
Il 1300 si chiude con
altre citazioni importanti. Per la prima volta le cronache parlano del Tettuccio.
E' l'anno 1370. Nel
luogo da dove sgorgano le acque termali viene costruita una piccola tettoia,
dalla quale, vista la predisposizione che i toscani hanno di affibbiare
nomignoli a cose, luoghi e persone, è probabilmente derivato detto nome.
La tettoia serviva, sicuramente, per ripare dal sole e dall'intemperie
persone ed animali che venivano a trovare alle acque sollievo ai loro malanni,
perché Esse facevano bene, come riportato in alcuni documenti dell'epoca "...a
lì Cristiani e a le bestie...".
In un poemetto
dell'epoca, d’autore sconosciuto, si fa elogio a Neblipoli, nomignolo con il quale l'autore raffigurava questa
terra avvolta dal vapore delle sue acque sprigionatesi
dalle varie sorgenti.
Il secolo è sul finire
ed in altro documento viene nuovamente ricordato come Monte Catino, circondato da oltre 2 km. di mura e con le sue 25
torri sia espugnabile solo per fame.
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La sua popolazione è
di oltre 1500 anime a cui vanno aggiunte quelle che vivono nei borghi e
fortilizzi posti lungo le sue pendici.
E' di questo periodo che si hanno le prime notizie certe
d’insediamento, sia pure ancora non definitivo, dei Del Rosso in Valdinievole.
Rosso
Del Rosso, che in Firenze à commerci e botteghe, viene spesso a curare qui
i suoi interessi derivanti dai possessi lasciatigli dai suoi Avi.Tiene casa in
quel di Forracieca, posta poco dopo il " Ponte di Dante ",
sulla vecchia strada, che ancora oggi, da Pieve a Nievole sale a Montecatini
Alto. Joannella sarà il primo discendente diretto, costretto anche da motivi
politici, a venirvi ad abitare definitivamente. Il futuro di noi Del Rosso è
ormai in Valdinievole.
Nei Secoli successivi si espanderanno in tutta la
valle.
Li
troveremo a Monsummano, in via delle Cantarelle, a Massa, a Croci, a Borgo a
Buggiano, a Pieve a Nievole (in San Marco Vecchio) ove dal 1500 fino ai primi
anni del 1800 abiteranno i nostri Avi diretti su quelle terre sulle quali
troneggiava il cosiddetto " Casone dei Del Rosso ". Ed infine a
Montecatini dove ancora oggi vive e prospera la maggiore comunità.
Ma torniamo a narrare
di questa terra. Terra che non ha mai avuto grande acume e fortuna nelle sue
scelte politiche. E' Guelfa e vincono i Ghibellini e viceversa. Si schiera
contro Firenze e Cosimo dei Medici mette a ferro e fuoco Monte Catino in tal maniera che " non rimanessero né usci, né finestre et furuno portati via
sino i chiavacci...". (9-7-1554).
Si affida ai Lorena ed
accoglie trionfalmente l'arrivo di Napoleone (1799).Questo voltafaccia non sarà
mai perdonato dai Lorena al loro ritorno al potere nel 1814.Finalmente l'Unità
d'Italia porrà fine a tutto ciò.
Le vicissitudini di questa Valle si configurano anche nelle sue terre
acquitrinose, putride, pestilenti aggravate dallo scolo delle acque termali che
il fiume Salsero, detto anche " Fiume pestifero ", spandeva su larga
parte del territorio ed ivi ristagnavano.La costruzione della
Pescaia Medicea, a Ponte a Cappiano, aggravò ancor più
la situazione, Terreni resi quasi infruttiferi e l'aria infetta provocavano
ricorrenti epidemia. L'ultima, quella più drammatica del 1756, fa un vero
fragello.La Morte Gialla spazzò via
persone su persone e non vi fù famiglia che non né ebbe conseguenze.
Continue suppliche,
spessissimo inascoltate, vennero inviate ai Medici,
Granduchi di Toscana, dal 16° alla metà del 18° Secolo, affinché fosse
provveduto alla sanatoria del territorio con l'abbattimento della "Pescaia" e la regolamentazione delle acque termali.
Una memoria inviata al
Granduca, Cosimo dei Medici, nel 1554, ricordava che il torrente Nievole allaga
tutto il piano e mescolandosi con le acque del Salsero, pregne dello
scolo di quelle termali, ammorbando l'aria ed imputridendo ogni cosa facendo sì
che
"...Noi poveretti ci moriamo come bestie, senza rimedio
alcuno."
A tal proposito vi
riportiamo nella loro forma integrale, presi dal Libro delle Ragioni, nella suddetta Filza di Suppliche,
alcune di esse riguardanti i Bagni ed il Castello di Montecatino:
A di 24 di Giugno 1579
Ricordo di quello che si cava l'anno dai Bagni di Montecatino
per
mostrarlo a Messer Carlo Pitti levato di sul Libro delle
Ragioni del Comune di Monte Catino.
L'anno 1571 se ne cavò...................................Lire
190-
L'anno 1574 se ne cavò...................................Lire
211-
L'anno 1577 se ne cavò....................................Lire
330-
Filza n°12, supplica 327 esistente nell'Archivio di Nove
Serenissimo Granduca
La Comunità, e huomini di Monte Catino di Valdinievole humili vassalli
di V. Alt. Ser. supplicando espongono a quella, qualmente avendo alcuni Bagni
com'il Bagnolo, Tettuccio Bagno
de Merli, e de Cavalli tutti Bagni differenti di virtù, per le quali hanno
acquistato da Fisici vari nomi per guarire varie infirmità, quali Bagni di
presente si ritrovano in malessere per le guerre, e altri infortunij di detti
Rappresentanti; donde anno di bisogno di essere restaurati con spesa di Ducati
1000, in circa per ritrovarsi l'Esponenti poveri, e desiderosi, che le virtù di
dette acque perciò non si perdino, imperò ricorrono a V. A. Ser.
offerendogli...detti Bagni con pregarla al conservare dette Acque per le persone
loro senza pagamento alcuno com'anno per il passato, e nel resto se li offerisce
il pieno Dominio. Et sendo certi che quella per sua benignità, e animo generoso
non permetterà che una tale gioja stia nel fango pregandoli dall'Altissimo
Iddio ogni contento umilmente si raccomandano a quella.
Io Mascherino di Ser
Girolamo Mascherini uno delli detti Rappresentanti affermo essere la verità
quanto sopra.
Lelio Ercolani
Cancelliere.
Carlo Pitti intenda e
informi.
Gio. Battista Concini
19 Giugno 1579
E'
da ricordare anche un precedente Editto emanato il 9 Luglio 1565 che ,fra le
altre cose , sanzionava
:
Monte Catino anni
dopo si dette anche un regolamento Igienico-Sanitario
eccezionale per quei tempi. "......nel
Bagno del Tettuccio, o Bagnolo lavassi o, gettassi alcuno panno a lavare,
incorra nella pena che fà chi lo nota et gittandovi dentro altre immonditie,
furfanterie, o cosacce caschi in pene di lire quindici e di più di essere
tenuto a tal Bagno per lui maculato et bruttato, at nettarlo a sue spese et
danni et applicate le stesse pene come di chi lava in esso bestiami, et se
alcuno fussi trovato lavarsi o piedi, o, tutta, o, parte della persona in detto
Bagno del Tettuccio o Bagnolo caschi in pena di lire dua.
Qualunque persona, che per l'advenire farà caldaie da seta
sia tenuto et obligato a conservatione della vita del huomo a portare o, far
perdere l'acqua che esce di detta caldaia, et altre brutture fuora del procinto
delle mura di questo Castello.
Provviddono at statuirne che per ogni giorno che alcuno sarà
accusato gittar dall'uscio, finestre simil'acque, o, brutture, et con impedirne,
et appuzzarne le strade et vie di esse Castello, caschi in pena per ogni giorno
di lire quattro applicati per la metà all'accusatore, un quarto al Rettore, et
l'altro quarto al Comune, et ognuno ne possi essere accusatore. Statuirno et
ordinorno, per honore, hornamento, utile, nettezza, et decoro del Castello di
Monte Catino, che per l'advenire, nissuna persona di qual si voglia sesso, ne
sotto alcun quesito menare per il Castello porci, pecore, capre, morchia, o
brutture per veruni tempo sotto pena et alla penale di lire una per ciascun
porco, et ciascuna volta.......".
Come notiamo già da
allora le acque termali, oltre alle loro doti curative, avevano rilevanza
economica, ma più sorprendenti sono le norme igienico-sanitarie applicate alla
vita dei Castellani che sia pure nella loro semplicità sono state sicuramente
la base che nei Secoli seguenti ha forgiato la Montecatini termale e turistica
attuale.
Nel 1573 alle prime
falde di Montesommano, dove fin da tempi remoti esisteva una piccola Margine con
l'immagine sacra, si verificò un fatto che ebbe del miracoloso. La Madonnina,
in essa contenuta, si dice che indicasse ad una pastorella, di nome Jacopina,
dove fosse il suo gregge che aveva smarrito. Ivi fù eretto subito un
Tabernacolo che divenne oggetto di venerazione. Successivamente, nel 1602, e
precisamente il 7 Luglio, durante una funzione religiosa, improvvisamente sgorgò
una sorgente. Da allora, il luogo fu oggetto di devoto pellegrinaggio e
l'Immagine Sacra prese il nome di Maria Santissima della Fonte Nuova.
La notizia arrivò al
Granduca Ferdinando 1° che dette ordine di costruirvi una Chiesa e
successivamente, la Canonica, l'abitazione dei Sacerdoti e l'Osteria dei
Pellegrini. Oggi Monsummano Terme è ancora raccolta attorno alla sua Chiesa ed
alla sua Madonna.
Sotto i Medici,
tuttavia, nonostante i continui appelli, le vicissitudini non trovarono mai
decise risoluzioni. La loro dinastia si estinse con Gian
Gastone nel 1737.
La seconda metà del 18°
Secola porterà radicali cambiamenti alla vita socio-economica e politica della
Regione. Cadranno secolari privilegi ed i pedaggi. Sarà abolita l'Inquisizione,
riformati i tribunali. Sarà provveduto ad una radicale bonifica di tutte le
terre malsane abbattendo quella Pescaia Medicea, a Ponte a Cappiano, che dal 1477
era stata la causa di gravi danni a tutta la Valdinievole ed ai suoi abitanti.
I Lorena, che hanno
preso il posto dei Medici, saranno gli artefici di questo radicale cambiamento.
Pietro Leopoldo, Granduca di Toscana, (1765-1790) pone mano alle grandi opere di
bonifica e di regolamentazione delle acque termali, (l'ultima, sia pure
parziale, risaliva al 1530 anno in cui si era provveduto al convogliamento in
vasche di dette acque prendendo i nomi di Bagno Tondo o Mediceo e dei Merli o
della Rogna). Dal 1773 al 1781 rimodernizza i Bagni e ne costruisce di nuovi.
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Fa
imbrigliare le acque termali, quelle dei fiumi Nievole e della Borra dedicando
particolare attenzione a quelle del Salsero. Abbatte la Pescaia Medicea
(1781-82). Promuove la campagna contro la malaria, bonificando i terreni,
fugando il ristagno delle nebbie, favorendo una ritrovata fertilità della terra
ed il ripopolamento della pianura. |
Fà costruire la palazzina Regia, attuale sede
della Direzione delle Terme di Viale Verdi, dove spesso vi soggiornerà. Il
Granduca, chiamato dal popolino col nomignolo di Canapone, nonostante la sua
nota avversione alla Chiesa ed a tutto il suo apparato, ha un altra lungimirante
idea, affida ai Monaci Cassinesi in perpetuo la cura, il mantenimento e
l'amministrazione di tutti i beni dei Bagni di Montecatini, dando prova di
quanto amore si può avere per la migliore conservazione di un bene comune.
Il Granduca Pietro
Leopoldo muore nel 1790 lasciando la Valdinievole in generale ed i Bagni i
Montecatini in particolare proiettati verso un luminoso futuro. Purtroppo, è
amaramente da costatare, a quest'uomo, che aveva posto fine alla malaria, alle
carestie, alle ricorrenti e funeste epidemie, che aveva dato al popolo un
benessere fino ad allora mai conosciuto, non dimostrarono mai, ai Lorena, né
affetto, né tantomeno riconoscenza. Infatti accolsero con grande entusiasmo
l'arrivo di Napoleone (1799), ripudiando sbrigativamente Ferdinando 3° (1791-
1799). Anche ai tempi nostri, nella ricorrenza del Bicentenario, Montecatini,
oggi Terme d'Europa, ha completamente ignorato quanto i Lorena, i cui
discendenti vivono attualmente in Austria, abbiano tangibilmente contribuito
alla sua prosperità. RicordarLi, oltre ad un segno dovuto di riconoscenza,
poteva essere ulteriore occasione di portare il nome della nostra Città e delle
sue terme nel mondo.
...Nel 1799 arriva
Napoleone e porterà con se la riforma del Catasto, dei Tribunali,
dell'Amministrazione Pubblica ed istituirà l'Anagrafe. Riforme che hanno
trovata valida applicazione fino ai giorni nostri detronizzate solo dall'avvento
del computer.
Con i Lorena e
Napoleone si chiude il Medio Evo ed inizia l'Era Moderna. Un'Era che porterà
grandi cambiamenti strutturali, socio-economici, politici, di conduzione di vita
per tutti. La ritrovata fertilità e salubrità della pianura favorirà nuovi
insediamenti che con il tempo diventeranno Borgate, Paesi ed infine floride Città.
Le Città turrite, i Castelli, che per Secoli erano stati il centro di vita e di
garanzia per il popolo, subiranno un graduale e sistematico depauperamento delle
loro funzioni, subendo un grosso travaso di popolazione verso la pianura, che
comporterà, in diversi casi, il loro declassamento a semplici paesi o a
borgate.
Anche in seno alle
famiglie si avvertirà, sempre più, questo decentramento. Il Patriarcato, molto
diffuso nei Secoli passati, garanzia di vita economica e sociale, affievolirà
la sua funzione fino a scomparire definitivamente durante il Secolo XX. I
figli, ancorati nel passato all'asse familiare paterno, cercano e trovano
all'esterno il loro futuro che la nuova Era offre loro.
Anche il nostro Giovanni nei primi anni dell'Ottocento, uscirà
dal " Casone dei Del Rosso, che come ricorderete era ubicato in Via San
Marco Vecchio, al centro di un ampio possedimento terriero, e precisamente, dove
oggi troneggia il Cimitero Monumentale di Montecatini Terme.
Egli si trasferì
nella casa, che ancora oggi è abitata in parte da discendenti del nostro
Casato, ubicata sull'angolo fra via Cairoli e via del Salsero.
Pure i suoi
fratelli, Giuseppe, Agostino, Silvestro e Pietro in tempi successivi,
prenderanno strade diverse. Giovanni, quando il vecchio Casone sarà abbandonato
e demolito, chiamerà la nuova residenza " Casone Del Rosso ", ove
vedranno
la luce i suoi figli Domenico, Flavia, Leopoldo, ed il nostro
FERDINANDO.
Siamo entrati nella
seconda metà, del XIX Secolo ed arriva l'Unità d'Italia, e con
essa nuovi impulsi sociali, economici, professionali e culturali. La
nostra Valle partorirà le prime importanti industrie nelle calzature (in
particolar modo Zoccoli), nella lavorazione del sughero, delle erbe palustri,
(granate, fiaschi, ecc.), nella floricultura. Arti e Mestieri fra i più vari
daranno sfogo alle grandi capacità degli abitanti di questa terra. A Bagni di
Montecatini, come era a quei tempi chiamata, sorgeranno i primi importanti
Alberghi contornati da piccole Pensioni e Locande il cui sviluppo negli anni a
venire faranno di questa Città, unitamente alle sue Terme, la più famosa
d'Europa.
Siamo così giunti nel
XX Secolo. Pieve a Nievole e Bagni di Montecatini, ormai
economicamente affrancate, diventano Comuni autonomi il 29 Giugno 1905,
distaccandosi da Montecatini-Valdinievole (Montecatini Alto).
L'otto Giugno 1928
tutti i Comuni della Valdinievole, Pescia inclusa, passano sotto la neonata
provincia di Pistoia.
Il 25 Ottobre 1928
Bagni di Montecatini assume la nuova denominazione di Montecatini Terme
ed il 24 Febbraio 1932, con decreto Reale, assume la qualifica di Città,
ed infine, il 6 Agosto 1940 incorpora Montecatini-Valdinievole che cessa così,
dopo molti Secoli. di essere Comune.
Oggi i Del Rosso vivono e
prosperano in moltissime parti del mondo, ma il nucleo più consistente è qui,
in Valdinievole. Montecatini Terme, da sola, né annovera 83.
Siamo abili imprenditori, Commercianti, Artigiani,
Professionisti, Amministratori, Albergatori e Politici.
Il tempo e gli eventi hanno cancellato le vestigia dei primi
insediamenti, in Forracieca ed in San Marco Vecchio, dove oggi troneggia il
Cimitero Monumentale di Montecatini Terme. Ma il " Casone Del Rosso ",
che Giovanni costruì agli inizi del 1800, è ancora lì, in Via del Salsero
angolo Via Cairoli, in Montecatini Terme, rimasto, attualmente, solo
parzialmente di proprietà di discendenti del nostro Casato.
In questo
"Casone" hanno visto la luce i più recenti antenati delle nostre
attuali famiglie.
Non facciamone un
simbolo, ma se qualcuno di noi avrà occasione di passare da quelle parti gli
rivolga almeno uno sguardo di simpatia.
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